I ricci di mare (phylum Echinodermata) non hanno occhi in senso stretto, così come qualsiasi uomo possa immaginarsi. Da sempre i biologi si sono chiesti come facessero questi animali a reagire ugualmente alla luce solare, soprattutto dopo aver scoperto la presenza di una gran quantità di geni connessi allo sviluppo della retina (nell'uomo, è la zona direttamente coinvolta nella fotosensibilità dell'occhio) e che codificano per l'opsina, una proteina ampiamente diffusa in un occhio provvisto di retina. Questi precedenti studi hanno dato l'imput ad un team di biologi, che si sono concentrati sulla localizzazione dell'opsina nel corpo dei ricci di mare. Il team di ricercatori dell'Università di Gothenburg, in collaborazione con la dott.ssa M.I. Arnone della Stazione Zoologica "A. Dohrn" di Napoli, ha pubblicato un articolo sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), mostrando che i ricci di mare vedono con il loro intero corpo, pur non avendo alcun occhio. Infatti, hanno scoperto la presenza di fotorecettori, le cellule sensibili alla luce, all'estremità dei pedicelli ambulacrali, strutture tubolari che consentono la deambulazione e favoriscono l'alimentazione. I pedicelli ambulacrali sono distribuiti lungo tutto il corpo degli echinodermi e sono quindi anche la sede in cui sono localizzate le cellule fotorecettrici.Mediante un'approfondita analisi genetica e biomolecolare, questi ricercatori hanno anche scoperto che i fotorecettori dei vari pedicelli si comportano in coordinazione come un grande occhio composto e che la sensibilità alla luce non è presente in questi animali finché non si è completamente formato il dermascheletro di calcite. Quest'ultimo, facendo ombra sui pedicelli, consente all'animale di ottenere informazioni anche sulla direzione da cui proviene la luce.
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